Agricola Ronco Calino s.r.l., Azienda Agricola G. Milazzo – Terre della Baronia s.p.a., Azienda Agricola G. Ricci Curbastro e Figli, Azienda Agricola Salcheto, Società Agricola Barone Pizzini, Bosco del Merlo, Castello Bonomi, Guido Berlucchi & C. s.p.a, La Riccafana di Riccardo Fratus Azienda Agricola, Enologica Vason s.p.a., Perlage s.r.l., Azienda Agricola Le Carline e Gemma s.p.a.:
sono queste le 13 aziende che attraverso il CSQA e Valoritalia si sono iscritte a CO2 RESA – Registro Emissioni Settore Agroalimentare, il primo Registro in Europa dedicato alla valorizzazione dei crediti di carbonio sul mercato volontario del settore agroalimentare, che produce il 18,8% del totale delle emissioni nazionali.
Le 13 aziende rispettano il requisito fondamentale per l’iscrizione a CO2 RESA: hanno messo e continueranno a mettere in pratica azioni volte a ridurre le quantità di gas climalteranti emesse per la propria produzione nell’ottica dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale. Tutte, infatti, hanno certificato l'inventario dei gas serra secondo la ISO 14064-1 e, applicando l'approccio LCA-Life Cycle Assessment (Valutazione del Ciclo di Vita), calcolato la Carbon footprint aziendale (cioè le emissioni generate dalle organizzazioni, dai processi e dai prodotti prestando attenzione al ciclo produttivo e al ciclo di vita). Una volta fotografato il quantitativo di emissioni in conformità a standard codificati a livello internazionale hanno elaborato un piano di riduzione delle stesse e le strategie necessarie al raggiungimento degli obiettivi di mitigazione climatica.
Le tipologie di intervento previste dal Registro
Le aziende certificate possono, dunque, scegliere tra tre diverse tipologie di intervento per la generazione di crediti di carbonio. La prima metodologia prevede l’istallazione di sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili, quali biomasse e solare, e interventi di efficientamento energetico che riducono costi e impatto ambientale. Altra metodologia riguarda i cosiddetti ‘corridoi ecologici’, cioè la creazione e il miglioramento gestionale di siepi e boschetti sulle superfici agricole. Infine, la terza e ultima tipologia di intervento prevede l’utilizzo del ‘biochar’, carbone vegetale che assorbe CO2 ottenuto dalla combustione di biomassa di scarto in assenza di ossigeno e utilizzato come ammendante del suolo (1 tonnellata di biochar è in grado di ‘sequestrare’ fino a 3 tonnellate di CO2).
Il mercato volontario del carbonio
Una volta messe in pratica le azioni e raggiunti gli obiettivi, si procederà alla contabilizzazione delle emissioni ‘risparmiate’ all’ambiente e si accederà al mercato volontario delle emissioni di carbonio. Come funziona questo mercato? Anzitutto, è necessario fare una distinzione tra i mercati regolamentati, che puntano a evitare che determinati soggetti emettitori sforino un tetto massimo di emissioni loro assegnate, e i mercati volontari. Questi ultimi sono sostenuti dalla volontà di soggetti pubblici e/o privati di ridurre la propria impronta ecologica attraverso il meccanismo di ‘baseline and credits’: i progetti che portano alla riduzione delle emissioni rispetto a uno scenario di riferimento (baseline), generano crediti che possono essere scambiati sul mercato e acquistati da altre aziende che vogliono compensare le proprie emissioni di gas serra. Il mercato volontario è quindi alimentato da crediti generati da interventi (progetti) di riduzione di gas serra (GHG) e le variazione delle emissioni dei vari gas serra possono essere misurate con un’unica unità di misura, la tonnellata di CO2 equivalente.
Il Comitato Scientifico
Il Comitato Scientifico, composto dall’Ing. Domenico Gaudioso dell’ISPRA, il Professor Aldo Iacomelli de ‘La Sapienza’ e il Dottor Franco Miglietta, team leader di FoxLaB, si occuperà dell’aggiornamento delle tipologie di intervento e della revisione degli standard qualitativi delle azioni che generano i crediti e farà da garante alla trasparenza della metodologia utilizzata.
“Siamo molto soddisfatti – ha detto Pietro Bonato, Consigliere Delegato di Valoritalia – dell’ottimo risultato raggiunto e della risposta immediata da parte delle aziende che hanno deciso di iscriversi al primo Registro europeo, un progetto avviato solamente pochi mesi fa, per contabilizzare le emissioni di CO2 nel settore vitivinicolo. Era, infatti, necessario offrire al comparto, che al momento è uno dei più sensibili alla riduzione di CO2, uno strumento in grado di misurare gli sforzi attuati e soprattutto di darne evidenza al mercato. In ragione della forte vocazione all’export delle aziende, abbiamo fatto in modo che il Registro certifichi gli obiettivi di salvaguardia ambientale, imposti dall’Europa, e le azioni di compensazione dei gas climalteranti emessi nel ciclo produttivo. Ci auguriamo che altre aziende rispondano a questa nuova sfida così da accrescere la competitività internazionale di una delle più significative produzioni di eccellenza italiane”.