Home Corporate Comunicazione Rassegna Stampa Come nasce una DOP o IGP: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Come nasce una DOP o IGP: segreti, regole e controlli della qualità italiana

Le certificazioni DOP e IGP rappresentano la garanzia dell’autenticità e della qualità del Made in Italy agroalimentare. Come spiega Alvise Cattelan di Csqa Certificazioni, dietro ogni marchio c’è un percorso rigoroso di verifiche, controlli e responsabilità condivise, essenziale per tutelare territorio, filiere e consumatori

Come nasce una DOP o IGP: segreti, regole e controlli della qualità italiana
Come nasce una DOP o IGP: segreti, regole e controlli della qualità italiana

In un momento storico in cui l’origine dei prodotti alimentari è sempre più centrale nelle scelte dei consumatori e nelle strategie delle imprese, il tema delle certificazioni Dop e Igp assume un ruolo determinante per la tutela delle filiere, del territorio e della reputazione del Made in Italy. Dietro a ogni marchio di qualità c’è un percorso complesso, fatto di verifiche, regole e responsabilità condivise.

A raccontarlo è Alvise Cattelan, responsabile comunicazione di Csqa Certificazioni, uno dei principali organismi italiani autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura per il controllo e la certificazione delle Indicazioni Geografiche. Con lui ripercorriamo le fasi di un iter che, oltre a garantire autenticità e trasparenza, rappresenta un vero investimento collettivo nella credibilità del sistema agroalimentare.

Per ottenere il riconoscimento europeo di un prodotto Dop o Igp, spiega Cattelan, occorre prima di tutto dimostrare che la denominazione sia utilizzata da almeno trent’anni e che le caratteristiche qualitative siano legate in modo diretto al territorio di provenienza. È un lavoro di ricostruzione storica e scientifica: servono documenti, fotografie, ricettari e testimonianze che provino la continuità di utilizzo e l’unicità del prodotto.

«Il primo passo – racconta – è la verifica storica e documentale. Subito dopo si costituisce un comitato promotore, formato da produttori o associazioni, che diventa il soggetto proponente. Poi si definisce il perimetro territoriale e si redige il disciplinare tecnico, la vera carta d’identità del prodotto».

Il disciplinare è un documento dettagliato che stabilisce nome, zona geografica, materie prime, metodo di produzione, caratteristiche fisiche e sensoriali, regole di etichettatura e modalità di confezionamento. È qui che si fissa il legame tra qualità e territorio, ciò che distingue una Dop da una Igp.

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Negli ultimi anni, la sostenibilità è entrata stabilmente nel lessico delle denominazioni di origine. I nuovi regolamenti europei attribuiscono ai Consorzi di tutela il compito di integrare criteri ambientali, economici e sociali nella gestione delle Dop e Igp.

Cattelan spiega che la sostenibilità nelle filiere certificate si fonda su quattro pilastri: resilienza economica, buona governance, benessere sociale e integrità ambientale. L’obiettivo è assicurare ai consumatori un valore aggiunto reale, che unisca qualità e responsabilità.

Csqa, da parte sua, ha sviluppato sistemi informatici avanzati per il monitoraggio dei flussi produttivi e dei bilanci di massa, strumenti fondamentali per garantire la tracciabilità integrata e contrastare frodi o incongruenze quantitative. «Il controllo digitale delle filiere – osserva – è una frontiera sempre più strategica per la credibilità del sistema».

L’Italia è leader mondiale per numero di Indicazioni Geografiche, con 893 prodotti riconosciuti tra alimenti, vini e bevande spiritose. Il comparto genera oltre 20 miliardi di euro di valore complessivo e rappresenta circa il 20% del fatturato agroalimentare nazionale, con oltre 300 consorzi e 850mila lavoratori. . È il quadro descritto nell’ultimo Rapporto Ismea-Qualivita, che delinea un primato scaturito dal legame tra cibo, territorio e comunità. In questo contesto, il comparto del food Dop e Igp conta 328 prodotti in tutta Italia per un valore di oltre 9 miliardi di euro e 4,7 miliardi di export.

In questo scenario, Csqa, quale organismo di certificazione di parte terza, è garante della conformità di 80 prodotti che rappresentano, per valore economico, oltre la metà della produzione nazionale Dop o Igp (Osservatorio Qualivita su dati ISMEA-Qualivita 2024).

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Fonte: Italia a Tavola.net

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