
Agricoltura rigenerativa e carbon farming si stanno diffondendo finalmente anche in Italia. Si tratta di modelli pensati per affrontare il cambiamento climatico trasformando i campi coltivati in “banche di carbonio” capaci di assrbire e trattenere la CO₂ con pratiche agricole sostenibili. La transizione però non è solo una questione ambientale, ma anche un’opportunità di investimento (e guadagno) tanto per il settore pubblico che per i privati. Alimenta infatti il mercato di crediti di carbonio. […]
La strategia Farm to Fork della Commissione Europea e il Green Deal puntano a promuovere pratiche agricole rigenerative, sostenendo gli agricoltori con fondi della Politica Agricola Comune (Pac) e incoraggiando la certificazione delle pratiche di cattura del carbonio.
Il carbon farming è l’insieme di pratiche agricole che favoriscono l’assorbimento della CO₂ atmosferica da parte del suolo. Il carbonio stoccato sotto forma di sostanza organica può restare nel terreno per decenni.
In Italia, dove oltre il 40% del territorio è agricolo, la diffusione di questo approccio potrebbe essere indispensabile per rendere il settore primario più sostenibile. Soprattutto nelle aree colpite da siccità e degrado del suolo.
Uno degli aspetti più promettenti per gli agricoltori è la possibilità di monetizzare il carbonio sequestrato vendendo crediti di carbonio a imprese e soggetti che vogliono compensare le proprie emissioni.
Nel decreto Pnrr 2023, è stato approvato un emendamento per istituire un registro nazionale dei crediti di carbonio agricoli, aprendo la strada a un mercato regolato e trasparente (obiettivo che potrebbe essere raggiunto tra diversi anni).
In pratica ogni volta che un’azienda agricola rimuove una tonnella di CO₂ dell’atmosfera, raggiunge un credito, che deve essere misurato e certificato secondo gli standard riconosciuti. Il credito di carbonio può essere venduto a soggetti pubblici e privati che vogliono compensare le proprie emissioni.
Le aziende possono infatti acquistare i crediti per bilanciare le emissioni che non riescono a eliminare con i propri mezzi. Si tratta in pratica di “permessi” per emettere una tonnellata di CO₂.
Nel mercato regolamentato europeo (Eu Ets), un credito di carbonio vale tra i 70 e gli 80 euro. In Italia ci si muove principalmente però nel mercato volontario, dove i prezzi sono più variabili.
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Per accedere a questo mercato, l’agricoltore deve:
L’agricoltore smette così di essere solo un produttore di cibo e diventa un fornitore di servizi green, contribuendo attivamente alla lotta al cambiamento climatico e guadagnando.
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Fonte: quifinanza.it