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Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana

Presentato il primo Rapporto Federalimentare-Censis

Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana

Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana L'11 maggio scorso, è stato presentato, presso la Camera dei Deputati, il rapporto Federalimentare-Censis "Il valore economico e sociale dell'industria alimentare italiana".

Dalla ricerca emerge come l'industria alimentare italiana, con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60 mila imprese, 464 mila addetti e oltre 50 miliardi di export in valore in un anno, sia una protagonista di rilievo all'interno della filiera dell'alimentare italiano, che ha un fatturato totale di 607 miliardi di euro, 1,3 milioni di imprese e 3,6 milioni di addetti.
 

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Potenza economica e alto valore sociale

Nelle graduatorie dei settori manifatturieri italiani l'industria alimentare è al primo posto per fatturato, al secondo posto per numero di imprese, per addetti e per l'export in valore.
In dieci anni il fatturato ha registrato in termini reali un incremento del 24,7%, il numero di addetti del 12,2% e il valore delle esportazioni del 60,3%.

L'industria alimentare risponde a una spesa interna che, come quota del totale della spesa, è in Italia pari al 16,6%, come la Spagna, superiore a Francia (15,7%), Paesi Bassi (13,9%), Germania (13,4%) e media dell'Unione europea (16,1%).

Come si evince dal rapporto, inoltre, l'86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia nell'industria alimentare italiana, una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l'84,2% degli adulti e l'81,6% dei più giovani.


Patrimonio e welfare dei consumi

Dalla ricerca emerge che:
 
  • il 78,3% degli intervistati valuta molto positivamente che gli stabilimenti dell'industria alimentare siano localizzati in Italia, perché contribuiscono alla creazione di redditi e occupazione nei territori coinvolti;
  • il 90,7% dice che mangiare il cibo che preferisce è importante per il proprio benessere psicofisico;
  • il 63,4%, pur non rinunciando al controllo del budget familiare, per alcuni alimenti acquista solo prodotti di qualità, senza badare al prezzo;
  • il 79%, pur praticando diete soggettive nel perimetro di quelle tipicamente italiane, apprezza la disponibilità di nuove referenze nei punti vendita.

Stili alimentari e valori degli italiani

Il 42,1% degli intervistati a tavola, nel quotidiano, si definisce un abitudinario, cioè mangia più o meno sempre lo stesso cibo, il 20,5% un innovatore a cui piace sperimentare alimenti e gastronomie nuove, il 9,2% un salutista, ossia mangia sempre e solo cibo che fa bene alla salute, il 7% un appassionato, cioè cura la spesa e gli piace cucinare, il 6,3% un italianista, ossia vuole sempre e solo prodotti italiani, il 5,8% un convivialista, vale a dire considera il cibo importante perché occasione per stare con gli altri, e il 4,4% godereccio, perché mangia sempre quel che gli piace.

Ma cosa mangiano gli intervistati?
Il 92,7% ha l'abitudine di mangiare un po' di tutto senza vincoli particolari, solo il 7,1% si dichiara vegetariano e il 4,3% vegano o vegetaliano.

Per gli intervistati, infine, sono importanti anche i valori etici e sociali che li orientano quando fanno la spesa o si mettono a tavola:
 
  • il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute,
  • il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare,
  • il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l'ambiente,
  • il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori.

Leggi la SINTESI DEL RAPPORTO FEDERALIMENTARE - CENSIS Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana

 

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