
La provincia di Belluno si propone come la “cassaforte dei crediti di carbonio” e l’agenzia regionale “Veneto Agricoltura” è pronta per gestirla, fissando anzitutto gli standard e aprendo poi il Registro dei Crediti. Con una novità assoluta: «I crediti li “coltiveremo” non solo nei boschi, magari rinnovati finalmente con essenze autoctone e più resistenti, ma anche nei pascoli e più in generale nell’agricoltura di montagna e di collina».
Lo annuncia Nicola Dell’Acqua, direttore di “Veneto Agricoltura”, a pochi giorni dal convegno del 23 maggio, al park Hotel Villa Carpendada, su “Generazione e valorizzazione dei crediti di carbonio“.
In provincia insistono oltre 221 mila ettari di superfici boscate (circa il 53% del Veneto) in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica. I crediti di carbonio infatti si generano certificando la CO2 assorbita da risorse naturali (boschi e foreste, ma, appunto, anche superfici agricole) e calcolando le mancate emissioni (per esempio l’energia generata da fonti rinnovabili (fotovoltaico, idroelettrico, geotermico, eolico).
«L’ordine di grandezza è di diversi milioni di euro l’anno dal momento in cui tali assorbimenti vengono certificati ufficialmente e poi messi sul mercato. Da questo punto di vista si configura una centralità del Bellunese nel processo di decarbonizzazione. Un territorio finora considerato periferico può infatti diventare protagonista della transizione ambientale grazie alle sue risorse naturali e proprio grazie al fatto di essere vasto e scarsamente popolato» riflette Dell’Acqua. Si è calcolato, ancora due anni fa, da parte di studiosi del settore, che l’80% di aree naturali del Bellunese può garantire un assorbimento pari a 1 milione e 650 mila tonnellate di CO2 l’anno. Ovvero circa 500.000 tonnellate di CO2 assorbita in più rispetto quella prodotta.
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«E vero, però, che il risultato genera risorse ingenti da mettere a disposizione della collettività» assicura il direttore Dell’Acqua. «Ebbene, noi di veneto Agricoltura ci poniamo come l’azienda pubblica che, con la società di certificazione Csqa, potrebbe anzitutto fissare gli standard per certificare il credito carbonio e, di seguito, aprire il Registro dei Crediti come Regione».
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Fonte: Corriere delle Alpi