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Olio EVO sostenibile, verso il sistema di qualità nazionale (SQN)

Dall'Oleificio Zucchi le Linee guida per la valutazione e la comunicazione della sostenibilità degli oli da olive italiani, a cui ha collaborato anche CSQA

Olio EVO sostenibile, verso il sistema di qualità nazionale (SQN)

Olio EVO sostenibile, verso il sistema di qualità nazionale (SQN)

L’appello dell’Oleificio Zucchi per una certificazione di sostenibilità nazionale. Consegnate a Roma al ministro Lollobrigida le Linee guida Sqn per la filiera olivicolo-olearia redatte con il contributo di un comitato scientifico di docenti ed esperti di alcune Università italiane. Zucchi: «È fondamentale individuare strategie efficaci e condivise alle quali far prontamente corrispondere azioni concrete»
Anche per la filiera dell’olio extravergine di oliva è arrivato il momento di accelerare il passo verso il sistema di qualità nazionale (SQN) auspicato dall’Europa.
 
A delinearne la rotta, l’Oleificio Zucchi, che ha chiesto al governo, coerentemente con le indicazioni della strategia from Farm to Fork, di raccogliere senza ulteriori indugi la sfida verso la transizione a sistemi di gestione capaci di coniugare la massima qualità del prodotto con le più alte garanzie di sostenibilità.

«A sostegno del suo primato qualitativo, l’olio d’oliva italiano deve diventare modello di riferimento per una vera sostenibilità di filiera, dalla produzione al consumo. Per questo è necessario che tutta la filiera olivicolo-olearia converga su un’unica certificazione della sostenibilità dell’olio extravergine di oliva. È fondamentale individuare strategie efficaci e condivise, alle quali far prontamente corrispondere azioni concrete». Lo ha affermato Giovanni Zucchi consegnando al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida le “Linee guida per la valutazione e la comunicazione della sostenibilità degli oli da olive italiani”, frutto di un lavoro interdisciplinare durato più di tre anni e sviluppato con il contributo di un comitato scientifico di docenti ed esperti attivi in alcune Università italiane.
 
«Le Linee guida – ha spiegato Zucchi – costituiscono uno strumento fondamentale per qualificare e comunicare la sostenibilità dell’evo, nei diversi ambiti in cui essa si articola: ambientale, sociale, economico e nutrizionale».

Il progetto "Extravergine e Sostenibilità”, condiviso con tutti gli stakeholder della filiera, è stato arricchito con un’indagine che ha coinvolto 1.500 consumatori volta a comprendere come il consumatore percepisca la sostenibilità. Dallo studio è emersa l'esigenza di una migliore e più efficace interazione tra produzione e consumo.
La ricerca ha infatti evidenziato, come spiegato da Giovanni Mattia (Università degli studi Roma Tre), che per determinare impatti positivi e davvero significativi, gli sforzi di miglioramento delle pratiche di coltivazione, delle tecniche di estrazione e lavorazione dell’olio e dei sistemi di distribuzione, debbano trovare riscontro nella disponibilità dei consumatori a riconoscere questi stessi sforzi, facendo della sostenibilità un driver importante nelle scelte di acquisto. Di qui l’esigenza forte di un nuovo patto di fiducia, fondato sulla trasparenza, sull’ascolto reciproco, e garantito a livello istituzionale.

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Il ministro Lollobrigida ha precisato, in merito, che un Sistema di qualità nazionale, legato alla sostenibilità e avvalorato dal Masaf, consentirebbe di attuare una segmentazione verso l’alto che, unita a un’efficace comunicazione sul consumatore, «garantirebbe una maggiore remunerazione delle produzioni nazionali e un conseguente aumento degli investimenti sul territorio italiano, in relazione a una ritrovata redditività delle coltivazioni e lavorazioni, oggi sempre più limitata. Inoltre la scelta di puntare sulla sostenibilità permetterebbe all’Italia di contraddistinguersi ancora di più in quella che è la sua peculiarità maggiore: la qualità».
E secondo Lollobrigida è proprio la qualità lo strumento principe da utilizzare per la promozione: «Il sistema di classificazione ed etichettatura deve essere in grado di chiarire alle persone ciò che stanno comprando. E un prodotto con una qualità certificata si paga ovviamente di più, ma il beneficio in termini di gusto e benessere è certamente maggiore».
«È quindi fondamentale – ha concluso il ministro – che l’olio extravergine italiano non sia più vissuto come una semplice commodity, ma che ne venga percepito un maggiore valore aggiunto, da distribuire al meglio lungo tutta la filiera».

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Olio, l’importanza di fare rete

Nel corso dei lavori è stato più volte sottolineato quanto sia importante che la sostenibilità non venga vista come elemento esauribile all’interno della filiera stessa, ma come un modo di operare che collochi la filiera dell’olio d’oliva in una dimensione di rete con tutti i soggetti che sul territorio creano valore.
«In questo senso - ha puntualizzato Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa - l’integrazione con filiere alimentari parallele e complementari, la valorizzazione del paesaggio, la sinergia con le strutture turistiche e ristorative, l’oleoturismo, sono elementi capaci di dare concretezza alla sostenibilità anche sul piano economico e sociale».

Filiera olivicola frammentata

L’aggregazione e la diversificazione rappresentano strategie cruciali per rafforzare produttività e redditività di un settore, tanto più per la filiera olivicola che è molto frammentata e differenziata nella sua composizione.
L’olivo nel nostro Paese rappresenta la coltivazione più diffusa, ma il tessuto produttivo è spesso orientato all’autoconsumo. Secondo un recente studio Nomisma, sono circa 620mila le aziende olivicole sul territorio e di queste il 42% non arriva a 2 ettari di Sau, e solo il 2,5% oltre 50 ettari. Inoltre, la superficie investita ad olio è diminuita del 3,5% dal 2011 al 2021. (Fonte: Laura Saggio, https://terraevita.edagricole.it/)

 

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