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Sanità digitale, nuovo Rapporto Ocse

La digitalizzazione della sanità pubblica in Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito

Sanità digitale, nuovo Rapporto Ocse
Sanità digitale, nuovo Rapporto Ocse La pandemia di COVID-19 ha cambiato per sempre il modo in cui la sanità pubblica guarda ai dati.

Dashboard in tempo reale, tracciamenti digitali, flussi informativi immediati: strumenti che durante l’emergenza hanno salvato vite, ma che oggi devono diventare parte stabile dei sistemi sanitari.

È questo il messaggio del nuovo rapporto “Digitalisation of Public Health” pubblicato dall’OCSE, che analizza come quattro Paesi – Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unitostanno trasformando la sanità pubblica attraverso la digitalizzazione.

Secondo lo studio, la sfida non è più solo tecnologica ma culturale e organizzativa: servono regole chiare, competenze diffuse e fiducia dei cittadini.

L’obiettivo, scrive l’OCSE, è costruire sistemi “digitalmente abilitati” che rafforzino funzioni essenziali come la sorveglianza delle malattie respiratorie e la gestione dei registri vaccinali, ma senza lasciare indietro nessuno.

Governance dei dati e competenze digitali

Il report evidenzia che tutti i Paesi analizzati stanno lavorando a modelli di data stewardship, vere e proprie autorità indipendenti incaricate di garantire standard comuni e uso etico dei dati sanitari.

La Nuova Zelanda e il Regno Unito hanno già messo in campo modelli di governance centralizzati, mentre Australia si distingue per avere l’unico programma nazionale di formazione strutturato per i professionisti della salute pubblica, pensato per colmare il gap di competenze digitali.

L’OCSE invita gli Stati a investire in programmi di alfabetizzazione digitale sanitaria e a creare incentivi stabili per trattenere personale specializzato, oggi ancora troppo scarso.

Tecnologia cloud e interoperabilità

Sul piano tecnologico, la direzione è chiara: cloud-first e interoperabilità.
Tutti e quattro i Paesi stanno adottando architetture federate dei dati, basate su piattaforme cloud sicure e aperte, che consentono la raccolta e l’analisi in tempo reale delle informazioni.

Il report cita l’uso diffuso di standard internazionali come HL7 FHIR e SNOMED CT, che permettono la comunicazione tra i diversi sistemi informativi sanitari.
Tuttavia, la frammentazione rimane un ostacolo nei Paesi federali come Canada e Australia, dove le competenze digitali e le infrastrutture variano notevolmente tra le regioni.

Fiducia, partecipazione e inclusione

Un altro pilastro del nuovo modello di sanità pubblica digitale è la co-creazione con le comunità.

Le esperienze più avanzate, come quelle di Canada e Australia, mostrano come il coinvolgimento delle popolazioni indigene nella gestione dei propri dati sanitari possa rafforzare la fiducia e migliorare la qualità delle politiche pubbliche.

“Non c’è trasformazione digitale senza consenso sociale”, sottolinea il documento, che invita i governi a sviluppare campagne di comunicazione trasparenti per spiegare come vengono raccolti e utilizzati i dati, riducendo la distanza tra percezione del rischio e realtà.

La sanità pubblica del futuro

Per l’OCSE, la digitalizzazione della sanità pubblica non è più un’opzione, ma una condizione essenziale per la resilienza dei sistemi sanitari.

Governance, formazione, interoperabilità e fiducia: sono questi i quattro pilastri per costruire una sanità capace di prevenire e rispondere alle crisi in modo efficace, equo e sostenibile.

La sfida ora, conclude il report, è trasformare le innovazioni nate in emergenza in strumenti permanenti di salute pubblica. In altre parole: passare dalla sanità digitale “per il Covid” alla sanità digitale “per tutti”. (Fonte: https://www.quotidianosanita.it/)

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