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Assicurazioni: le nuove priorità tra rischi climatici, cyber e demografici

La nuova ricerca EY–Italian Insurtech Association

Assicurazioni: le nuove priorità tra rischi climatici, cyber e demografici
Assicurazioni: le nuove priorità tra rischi climatici, cyber e demografici Il 79% delle compagnie assicurative italiane ha già sviluppato coperture dedicate alle catastrofi naturali, un segnale inequivocabile di come il rischio climatico sia ormai al centro delle strategie di protezione e di investimento dell’industria.

Questo dato, emerso dalla ricerca Nuove minacce, nuove strategie: Tra rischi climatici, cyber e inverno demografico, condotta da EY per l’Italian Insurtech Association (IIA), evidenzia un settore chiamato a ridefinire priorità, modelli di business e metriche di sostenibilità di fronte a una nuova ondata di rischi sistemici che impattano sia sulla stabilità economica sia sul tessuto sociale del Paese.

La ricerca, realizzata su un panel di 20 operatori tra compagnie, broker e insurtech italiane, ha analizzato non solo come il mercato sta rispondendo alla crescente frequenza degli eventi catastrofali, ma anche alla diffusione dei rischi digitali e alla necessità di protezione legata all’invecchiamento della popolazione. 

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Fonte: Nuove minacce, nuove strategie: Tra rischi climatici, cyber e inverno demografico, EY per l’Italian Insurtech Association

Rischi climatici e assicurazioni: la nuova frontiera della resilienza finanziaria

L’aumento degli eventi estremi spinge il mercato verso una fase di maturità dell’offerta assicurativa legata alle catastrofi naturali (NatCat).

Le compagnie hanno già consolidato un portafoglio di soluzioni che spazia dalle estensioni property (80%) alle coperture stand-alone (73%) per terremoti, alluvioni o grandinate, mentre settori come l’agricoltura iniziano a beneficiare di prodotti più specifici.

Meno diffuse sono invece coperture per interruzione dell’attività (33%), polizze parametriche (13%) e soluzioni mutualistiche (7%), evidenziando così un divario tra potenziale innovativo e adozione effettiva.

Il vero nodo delle NatCat, però, resta la domanda. Nonostante la consapevolezza del rischio sia aumentata, il cliente finale continua infatti a mostrare una forte sensibilità al prezzo, e questo limita la penetrazione delle polizze.

Invecchiamento demografico: la Long Term Care come leva di impatto sociale

Il tema della non autosufficienza sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella pianificazione finanziaria delle famiglie italiane.
Il 65% delle compagnie ha inserito in catalogo prodotti di Long Term Care (LTC), ma la domanda non decolla e rimane ancorata a livelli bassi (come conferma il 55% degli intervistati), frenata da una limitata percezione del bisogno e da una diffusa sottovalutazione del costo dell’assistenza di lungo periodo.

Le realtà più innovative stanno introducendo servizi integrati, che vanno dall’assistenza domiciliare certificata (70%) alla gestione personalizzata del care (50%) fino alle convenzioni con RSA e strutture sanitarie (45%) con l’obiettivo di far percepire il valore aggiunto di una copertura che, oltre a proteggere la persona, svolge una funzione redistributiva e di alleggerimento del welfare pubblico.

Per un Paese che invecchia rapidamente, la LTC rappresenta una direttrice strategica sia sul fronte ESG sia in chiave di protezione del capitale umano.

Cyber risk: un gap tra percezione e vulnerabilità

Se i rischi climatici appaiono ormai consolidati nella consapevolezza del mercato, quelli cyber continuano a essere sottovalutati.
Pur avendo oltre metà degli operatori introdotto soluzioni dedicate (circa il 53%), la domanda resta debole e non riflette l’esposizione effettiva di aziende e cittadini.

I motivi? il 29% non considera i possibili rischi una priorità mentre il restante si divide tra chi è in fase di valutazione o implementazione.

Ad oggi le coperture rischi più diffuse riguardano malware, ransomware e cyber estorsioni (100%), violazione dei dati (78%) e interruzione dell’attività (56%).

Per cercare di colmare il gap tra necessità di copertura e bassa consapevolezza del rischio, gli operatori del settore spingono su campagne di sensibilizzazione, inclusione di servizi di prevenzione e monitoraggio e semplificazione dei prodotti.

In tal senso i canali più efficaci sono le partnership con provider IT e cybersecurity, seguite dai consulenti assicurativi specializzati e dalle reti agenziali tradizionali, che mantengono un ruolo rilevante soprattutto nel segmento PMI.

“Il nostro settore è a un punto di svolta.
Le nuove minacce, dal clima al cyber, fino all’invecchiamento demografico, richiedono una riflessione profonda sui modelli di protezione.
Non si tratta più solo di vendere una polizza, ma di costruire una relazione di fiducia e prevenzione con il cliente: questo è, in fondo, il significato di insurance inclusion.
L’urgenza è utilizzare questi strumenti per ridurre le distanze tra mercato e persone in un Paese ancora sotto-penetrato dall’offerta assicurativa.
Insurance inclusion significa trasformare la digitalizzazione in leve concrete per abbattere le barriere culturali e burocratiche e realizzare un’assicurazione realmente alla portata di tutti”
, ha commentato Simone Ranucci Brandimarte, presidente di Italian Insurtech Assocation. (Fonte: https://esgnews.it/)

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