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Reusable food packaging

10 rules for having scalable reuse systems

Reusable food packaging

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Far funzionare sistemi di riutilizzo nel packaging di alimenti e bevande è complesso. Oltre agli ostacoli logistici, la barriera più difficile da rompere è quella culturale del monouso, radicata da decenni nelle abitudini delle persone.

Una ricetta magica non c’è, tuttavia l’’organizzazione ambientale no-profit Hubbub ha tentato attraverso il report Reuse Systems Unpacked di documentare le sfide e le opportunità associate ai sistemi di riutilizzo, proponendo dieci raccomandazioni chiave che potrebbero rendere scalabili le tante iniziative di successo nel Regno unito e nel mondo.

Il documento, presentato a fine giugno alla Royal Society of Arts, si basa su interviste approfondite con 40 organizzazioni attive nel campo degli imballaggi riutilizzabili per alimenti e bevande. Su un bacino di circa 3mila consumatori il sondaggio di Hubbub rivela che nel Regno Unito 3 persone su 4 pensano che sia necessario fare di più per rendere le alternative riutilizzabili più facili da scegliere.

Dal report emerge un interesse significativo da parte degli intervistati verso le politiche di riutilizzo: il 67% ha affermato infatti di voler ridurre la quantità di imballaggi monouso dei prodotti alimentari. È stato chiesto anche quali possano essere le barriere culturali e logistiche che disincentivano l’opzione del riuso: il 38% degli intervistati ha espresso preoccupazione per il fatto che l’imballaggio potrebbe non essere pulito o igienicamente sicuro, il 31% teme che l’approccio potrebbe costare di più e il 27% si è detto preoccupato di dover trasportare o conservare l’imballaggio fino alla restituzione.
 

I 10 ingredienti per far funzionare i sistemi di riutilizzo

Ecco i punti del decalago di Hubbub:
 
  1. I sistemi devono venire incontro agli attuali modelli di comportamento delle persone, riducendo al minimo i punti di attrito.
  2. Convenienza però è anche economica, ecco perché il prezzo deve avvicinarsi il più possibile a quello del monouso.
  3. Un’altra regola da tener presente è quella relativa alla scelta degli incentivi. Si può incoraggiare il riutilizzo attraverso sistemi di depositi su cauzione, addebiti se il contenitore riutilizzabile non viene restituito oppure scontistica e punti fedeltà per chi usufruisce del servizio
  4. Una volta trovata una metodologia che convinca il consumatore, arriva il turno degli aspetti logistici. In questo caso Hubbub evoca l’innovazione per creare reti logistiche centralizzate nelle città e lo sviluppo di nuovi processi di lavaggio.
  5. “Sii intelligente con il design del packaging”, raccomanda poi il paper, perché un design intelligente è più importante dell’estetica: incoraggia la restituzione e riduce l’impronta ambientale degli imballaggi e dei trasporti.
  6. Si sottolinea l’importanza di calcolare l’impatto ambientale dei sistemi di riutilizzo in modo accurato e comparabile.
  7. Collaborazione e partnership: un sistema che opera con più marchi, sedi e le piattaforme saranno più convenienti e meno confuse per gli utenti
  8. La tecnologia può semplificare i pagamenti, i rimborsi del deposito, i premi e il monitoraggio dell’utilizzo, ma può complicare l’utente viaggio e rimandare alcuni potenziali clienti.
  9. Garantire efficaci processi di lavaggio al pubblico preoccupato dal fattore “igiene”. In questo caso una buona comunicazione può fare la differenza.
  10. Cercare sostegno dalla politica: una gamma di potenziali politiche, standard, incentivi e sussidi sosterrebbero la crescita dei sistemi di riutilizzo.
“Per affrontare efficacemente la questione di rifiuti da packaging, il riutilizzo deve diventare mainstream”, ha dichiarato Alex Robinson, amministratore delegato di Hubbub. È fondamentale che le aziende del settore alimentare e del beverage, insieme ai responsabili politici, lavorino e imparino gli uni dagli altri. Ci auguriamo che questo rapporto aiuti ad accelerare i progressi nell’industria alimentare e delle bevande e ci spinga rapidamente verso una società in cui gli imballaggi riutilizzabili per alimenti e bevande siano la norma”.
 

Schemi di riuso virtuosi nel Regno Unito

Hubbub, che ha lavorato su schemi di riutilizzo con alcune aziende di alto profilo come Starbucks, ha elencato anche una serie di case studies da cui si può prendere ispirazione. Dai supermercati agli eventi, fino ai servizi takeaway; gli diversi schemi di riutilizzo cambiano a seconda del contesto.

Il supermercato online Tesco ha lanciato una prova con Loop in dieci magazzini per testare imballaggi riutilizzabili di marca. Il costo iniziale dei depositi è un grosso ostacolo: se qualcuno dovesse acquistarne 20 prodotti in un negozio, è facile che per i clienti il deposito legato agli imballaggi possa arrivare a costare 30 euro e questo non è alla portata di molte persone.

Esiste una criticità legata al tasso di restituzione che varia per i diversi tipi di prodotto a seconda di quanto tempo ci vuole per consumarli. Insomma alcune incognite restano, ma le iniziative come la Tesco Clubcard con punti fedeltà e sconti possono aiutare i consumatori a superarle.

Ecodisco è un programma di noleggio di bicchieri riutilizzabili, incentrato sulla vita notturna dei locali come le discoteche. Il punto di forza della start up è la comunicazione, in grado di intercettare l’attenzione di un pubblico mediamente giovane. “Lasciami al bar” è la frase scritta sui bicchieri che però – una volta finito il drink – i clienti non sanno dove mettere se sono intenzionati a bere di nuovo. A questo proposito Ecodisco sta sviluppando una soluzione al fine di non dover tenere la tazza in mano tutto il tempo. L’idea è di utilizzare una clip incorporata per attaccarla alla tasca dei pantaloni.

Bockatech invece utilizza EcoCore, una plastica che rende i contenitori riutilizzabili durevoli e riciclabili a basso costo. Pensato per i servizi di ristorazione, questo materiale crea contenitori e imballaggi leggeri che riducono i costi e gli impatti del monouso. I chip incorporati nel packaging consentono il monitoraggio dei container e la raccolta punti dedicata ai consumatori. (Fonte: Simone Fant, https://economiacircolare.com/)
 

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