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Tourism sustainability of PDO and PGI products: integrated development models between territory, supply chains, and communities.

Maria Chiara Ferrarese, Director of CSQA Certifications: Only by integrating tourism and sustainability into GI strategic plans will it be possible to strengthen the role of Geographical Indications as models of territorial development.

Tourism sustainability of PDO and PGI products: integrated development models between territory, supply chains, and communities.
Tourism sustainability of PDO and PGI products: integrated development models between territory, supply chains, and communities.

Il turismo sostenibile in ambito agricolo e agroalimentare si confi­gura come un modello di sviluppo capace di integrare la valorizza­zione dei territori rurali, la tutela delle risorse naturali e culturali e il rispetto delle comunità locali. È definito come una forma di turi­smo “che soddisfi i viaggiatori, gli ospitanti e l’industria del turismo supportando obiettivi come la protezione dell’ambiente, la lotta al cambiamento climatico e il mantenimento dell’integrità culturale. Un turismo che incontri i bisogni di tutti e aumenti le opportunità per il futuro, migliorando la prospettiva economica e sociale ed evitando, contemporaneamente, effetti indesiderati sociali, naturali e cultura­li” 1. Per essere sostenibile il turismo deve tenere pienamente conto dei suoi impatti economici, sociali e ambientali presenti e futuri, ri­spondendo alle esigenze dei viaggiatori, dell’industria, dell’ambien­te e delle comunità che ospitano. In particolare, nel contesto delle Indicazioni Geografiche, significa proporre esperienze turistiche che rispettino i cicli produttivi agricoli, promuovano il consumo respon­sabile di prodotti locali certificati e valorizzino le tradizioni culturali e gastronomiche senza alterare gli equilibri ambientali. Non si tratta quindi solo di attrarre visitatori, ma di aumentare ulteriormente l’im­patto positivo delle IG sul territorio e sulla collettività generando va­lore aggiunto per le comunità locali, favorendo un’economia circola­re, limitando l’overtourism e prevenendo fenomeni di banalizzazione dell’offerta.

L’integrazione della sostenibilità turistica nelle imprese e nel territorio

Il Turismo DOP richiede l’integrazione di strategie e modelli organiz­zativi fra tutti gli stakeholder locali: aziende agricole, imprese agroa­limentari e turistiche, istituzioni e cittadini. Questo significa definire una nuova strategia, in una logica territoriale e di sistema che obbliga alla definizione di obiettivi chiari, a un’attenta pianificazione delle attività turistiche (visite aziendali, degustazioni, laboratori didatti­ci, vendita diretta) in modo coerente con i tempi e le esigenze della produzione agricola, senza comprometterne la qualità o aumentare l’impatto ambientale, e in modo integrato con le diverse iniziative enogastronomiche locali; significa anche adottare in modo diffuso pratiche gestionali sostenibili, come l’uso di materiali a basso impat­to, la riduzione di fitofarmaci/farmaci veterinari, la gestione efficiente delle risorse naturali, la tutela del paesaggio e della biodiversità, l’e­ducazione dei visitatori alla sostenibilità e ai prodotti del territorio (attraverso eventi/materiale di informazione e formazio­ne), l’efficiente gestione dei rifiuti, la riduzione degli scar­ti alimentari e la valorizzazione dell’identità territoriale attraverso esperienze autentiche. Gli operatori delle fi­liere e le imprese agroalimentari che integrano il turismo in modo sostenibile diventano veri ambasciatori del ter­ritorio e dei suoi valori.

Le sfide dell’integrazione della sostenibilità tra agricoltura e turismo

Integrare la sostenibilità tra il settore agricolo e quello turistico rappresenta una sfida complessa. L’agricoltura (e più in generale la produzione delle IG) per sua natura, richiede cicli produttivi lunghi, il rispetto della stagio­nalità, la gestione attenta delle risorse naturali e la con­tinuità delle pratiche tradizionali. Il turismo, al contra­rio, si basa su logiche di accoglienza, servizi, flessibilità nell’offerta ed è spesso caratterizzato da una domanda stagionale concentrata in brevi periodi. Questa differen­za genera criticità operative: le esigenze di accoglienza turistica possono entrare in conflitto con i tempi di pro­duzione agricola; la pressione dei flussi turistici rischia di compromettere la qualità ambientale che le IG si im­pegnano a preservare. Solo attraverso una pianificazione attenta, una governance territoriale e condivisa, una for­mazione mirata sarà possibile superare queste difficoltà, costruendo modelli integrati che rispettino entrambe le dimensioni e garantiscano uno sviluppo realmente soste­nibile in grado di supportare la conoscenza diffusa delle IG e il loro impiego/consumo, la tutela delle IG anche a livello della ristorazione locale, il contrasto alle iniziative IG non autorizzate o che potrebbero danneggiare la re­putazione delle stesse, la creazione di nuovi posti di lavo­ro e/o la riqualificazione quelli esistenti e lo sviluppo di un turismo più consapevole, rispettoso e responsabile, attento alla sostenibilità, alla cultura locale, alle tradizio­ni culinarie, all’ambiente nell’accezione più ampia.

“Filiera multifunzionale IG”: gli elementi per un turismo sostenibile

Affinché il Turismo DOP sia realmente sostenibile, è ne­cessario sviluppare alcuni elementi chiave lungo la filiera multifunzionale delle Indicazioni Geografiche.

Governance condivisa: significa definizione di un piano strategico di sviluppo sostenibile condiviso fra i diversi portatori di interesse (Consorzi di tutela, operatori tu­ristici, istituzioni e comunità locali) che preveda obiet­tivi chiari, impegni precisi, regole comuni, strumenti di monitoraggio, meccanismi di verifica e comunicazione per la sostenibilità nelle sue tre dimensioni ambientale, sociale ed economica. Il Turismo DOP infatti non può ba­sarsi su azioni frammentarie che rischiano di aumentare l’entropia senza raggiungere risultati concreti ma richie­de strategie integrate che mettano in risalto l’identità unica delle IG e la loro capacità di attrarre un turismo di qualità. Quanto fino a oggi realizzato dai Consorzi di tu­tela per la qualità dei prodotti dovrebbe rappresentare il modello da replicare in chiave turistica.

Formazione e qualificazione professionale: significa cre­azione di figure specializzate in Turismo DOP (es. crea­zione di un albo di operatori qualificati) attraverso per­corsi formativi dedicati alla gestione sostenibile delle esperienze turistiche, alla conoscenza dei prodotti, del territorio e delle tradizioni oltre che delle strategie di sviluppo sostenibile adottate.

Certificazione di sostenibilità: introduzione di sistemi di certificazione volontaria delle imprese e dei territori che attestino la sostenibilità ambientale, sociale e culturale dell’offerta turistica legata alle IG.

Comunicazione integrata e responsabile: promozione del Turismo DOP, educazione ambientale, percorsi cul­turali e campagne sulla tutela e gestione del territorio evidenziando i valori di autenticità, biodiversità, cultura e sostenibilità, attraverso strategie narrative trasparenti e coinvolgenti finalizzate a intercettare una tipologia di turista attento e interessato ai valori che territorio e pro­dotto sono in grado di esprimere

Gestione dei flussi turistici: pianificazione dei flussi di vi­sitatori per evitare fenomeni di sovraccarico ambientale e sociale, promuovendo modelli di visita responsabile e distribuita.

La sostenibilità turistica all’interno del piano strategico delle IG secondo il Regolamento europeo

Il Regolamento UE 2024/1143 introduce una nuova visio­ne della sostenibilità delle IG come dimensione collettiva e strategica. I Consorzi di tutela e i produttori sono chia­mati a sviluppare piani di sostenibilità che considerino gli impatti ambientali, economici e sociali delle produ­zioni certificate. In questo quadro, la componente turi­stica assume un ruolo centrale.

Integrare la dimensione turistica nei piani strategici di sostenibilità delle IG significa riconoscere che le attività turistiche possono contribuire allo sviluppo sostenibile amplificando i benefici economici e sociali della filiera e delle comunità locali, ma anche generare nuovi rischi, in termini di pressione ambientale e di perdita di autentici­tà. Pertanto, è necessario pianificare l’offerta turistica in modo coordinato, adottando criteri di sostenibilità condivisi sia a livello territoriale (governance di area vasta) sia a livello aziendale (buone pratiche operative).

A livello di governance territoriale una menzione parti­colare meritano paesaggio e biodiversità che rappresen­tano due asset importanti per sviluppo del Turismo DOP. Il paesaggio che caratterizza ciascuna IG ha infatti un ruolo strategico per la qualità della vita e del territorio, integrandosi agli aspetti culturali e identitari che lo ca­ratterizzano. La conservazione degli ecosistemi naturali è cruciale per garantire i molteplici servizi ecosistemici come l’impollinazione, la purificazione dell’acqua, la sta­bilità del suolo e, non da ultimo, l’attrattività turistica. Un paesaggio ricco di biodiversità e ben preservato rap­presenta infatti una risorsa fondamentale per il turismo sostenibile, generando benefici economici e sociali signi­ficativi per le comunità locali.

A livello aziendale invece è necessario definire buone pratiche, requisiti e indicatori per la sostenibilità am­bientale e sociale che possano essere declinati in base alla tipologia di operatori (aziende agricole, strutture di produzione, strutture turistiche). A titolo meramen­te esemplificativo, particolare attenzione meritano la gestione dei rifiuti, l’impiego di fitofarmaci, concimi, farmaci veterinari, energia, sprechi alimentari. In questo senso alcune norme volontarie possono essere impiega­te come riferimento metodologico per l’implementazio­ne di sistemi di gestione della sostenibilità e per i relati­vi monitoraggi ma anche per l’eventuale certificazione come strumento di garanzia e oggettivazione verso terzi.

La sostenibilità del Turismo DOP deve essere quindi co­struita partendo da una strategia ben definita e sulle con­seguenti azioni concrete: pratiche agricole, produttive e turistiche rispettose dell’ambiente, dell’uomo e degli animali, educazione/informazione dei turisti rispetto al valore delle IG, controllo dei flussi e delle modalità di fruizione, monitoraggio degli impatti generati. Solo inte­grando turismo e sostenibilità all’interno dei piani strate­gici delle IG sarà possibile rafforzare il ruolo delle Indica­zioni Geografiche come modelli di sviluppo territoriale sostenibile, in linea con gli obiettivi del Green Deal euro­peo e della nuova Politica Agricola Comune.

A cura della redazione

Fonte: Consortium 27 / N° 02/2025

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